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sabato 21 agosto 2010

Vivo in una nazione fallita

Mi sveglio con questo pensiero ogni mattina. "Vivo in una nazione fallita".
Popolate da gente fallita, e per "fallita" intendo moralmente e socialmente. E' un pensiero fisso che tento di assopire e moderare affinchè non scada dell'odio profondo. Che non vorrei capitasse.

Amo l'Italia, amo fondamentalmente la gente, il loro calore, la loro disponibilità, il fatto che ovunque si vada ci si senta a casa come se più che abitare in uno Stato si abitasse assieme in un paesetto di 301 338 km quadrati popolato da 60 milioni di abitanti. Tutti amici e parenti e conoscenti.

Adoro il paesaggio, così variegato e unico, così come rispetto la nostra storia fatta di eventi che hanno cambiato non solo la nostrà identità di italiani ma l'identità di gran parte del mondo occidentale.

Mi accorgo pian piano che tutto quello di cui vado fiero però è solo un ricordo vago della mia mente, un ideale di realtà che sta scomparendo e che lascia il posto a qualcosa di indefinito che non mi piace, non mi piace per niente.

La disonestà sembra quasi diventare una caratteristica predominante della "gente italiana", ovunque ci si giri trovi qualcuno che è sempre pronto a rubarti qualcosa. Un'idea, del denaro, la dignità, la speranza.
Basta leggere un quotidiano qualsiasi per rendersi conto, aprendo le pagine di cronaca e politica, come giornalmente la delinquenza, la criminalità, la follia, abbracci gente apparentemente normale, dal visino pulito, che incontri per strada e mai penseresti male di essa. Eppure...

Politici onesti la cui percentuale si abbassa di giorno in giorno, arresti e corruzione ad ogni livello.
Corruzione e disonestà che uccidono la vita, la società, la realtà di chi vuole vivere bene e in pace con se stessi, la realtà circostante, e chi ti circonda. Che più che vivere in un mondo quanto meno decente, sogna di viverci e spera, desiderandolo, di viverci.

Disonestà che distrugge, perfino il paesaggio, che distrugge e avvilisce l'idea, la speranza, e che non contento di distruggere l'intangibile e l'astratto distrugge e modifica in peggio la realtà, concreta, che ci circonda.

Vivo in una nazione fallita. Dove non vi è più moralità, dove la gente non si lamenta più come una volta. Dove lamentarsi è sinonimo di depressione che si presta al giudizio di chi non vorresti ti giudicasse.
"Non lamentarti! Stai bene", e se ti lamenti agli occhi di chi ormai non ha più una coscienza politica morale e sociale, lamentarsi equivale a "star male con se stessi". E' questo che si rischia, se si è empatici e si percepisce una realtà diversa da come appare, e si è sensibili ad una realtà che va pian piano peggiorando.

Negarlo equivale a correre come un cavallo con i paraocchi. 

L'importante è correre?

Non credo

4 commenti:

Francesco Conti ha detto...

ciao pietro! sii empatico e le cose andranno meglio

Unknown ha detto...

Sento di esserlo! Forse non lo sono gli altri...se la maggior parte della gente fosse empatica e capisse preventivamente il danno che può recare prima di farlo, non saremmo in questa condizione.

Jas21 ha detto...

Viviamo in un mondo in fallimento. La corruzione dilaga ovunque.
Però noi possiamo fare la differenza. Tu sei un empatico, senti, io pure e come noi ce ne sono altri. Diventiamo tanti

Unknown ha detto...

Me lo auguro. Pian piano diventeremo tanti. Me lo sento. I tempi sono maturi, la pazienza è arrivata al limite ma non ha ancora toccato il fondo. Appena lo toccheremo non avremo più bisogno di aspettare conferme...